Regime forfettario: come funziona e come si calcolano tasse e contributi
Se stai lavorando da freelance o stai avviando una piccola attività artigiana, è normale chiederti se il regime forfettario fa al caso tuo. È un regime fiscale pensato per le partite IVA individuali che vogliono una gestione più semplice e, in molti casi, una tassazione più leggera.
In questa guida ti spieghiamo come funziona davvero, quali sono le regole base e soprattutto come si fa il calcolo in modo chiaro, senza tecnicismi inutili.
Cos’è il regime forfettario?
Il regime forfettario è un modo “semplificato” di gestire la partita IVA. In pratica succedono tre cose importanti:
- non applichi l’IVA in fattura e non puoi detrarre l’IVA sugli acquisti.
- il reddito su cui paghi le tasse non si calcola come “incassi meno spese reali”, ma usando un coefficiente di redditività legato al tuo codice ATECO.
- paghi un’unica imposta “sostitutiva” invece dell’IRPEF a scaglioni, di solito al 15%, oppure al 5% per chi rientra nelle condizioni di nuova attività per i primi cinque anni.
Questo non significa “paghi poco sempre”. Significa che hai regole più semplici e prevedibili, a patto di rispettare alcuni limiti.
A chi è rivolto il regime forfettario?
È usato soprattutto da freelance e liberi professionisti, quindi servizi e consulenze, ma può essere adatto anche a artigiani e piccole attività individuali.
La differenza pratica è che l’artigiano spesso ha più costi materiali e più “movimento” operativo. Il forfettario può funzionare anche lì, ma conviene impostarlo bene dall’inizio perché alcuni dettagli cambiano e non vuoi correggere tutto dopo.
I requisiti principali che devi conoscere
Qui ti lasciamo i concetti più importanti, senza fare l’elenco infinito. Le regole complete sono nella norma e nei chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate, inoltre la Legge di Bilancio ogni anno potrebbe apportare delle modifiche.
Il requisito più famoso è quello sul fatturato. Per restare nel forfettario devi restare entro 85.000 euro di ricavi o compensi.
Se superi 85.000 ma resti sotto 100.000, in genere esci dal forfettario dall’anno successivo e non immediatamente. Se superi 100.000 l’uscita può essere immediata e da quel momento entrano in gioco anche gli obblighi IVA.
Poi ci sono altre condizioni importanti, per esempio limiti su spese per personale e alcune situazioni societarie che possono essere “ostative”, come il controllo di una SRL che fa attività riconducibile alla tua.
Ultimo punto che molti sottovalutano. Se hai anche redditi da lavoro dipendente o pensione, possono puoi accedere al regime forfettario per la tua attività solo se il tuo reddito da lavoro da pensione non supera i 35.000 €. Queste soglie negli ultimi anni sono cambiate più volte, quindi vale sempre la pena controllare l’anno specifico con una fonte aggiornata o con un professionista.
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Come si calcolano tasse e contributi nel forfettario
Questa è la parte più utile, perché ti fa capire cosa significa davvero “forfettario”.
Passo 1: prendi gli incassi dell’anno
Nel forfettario conta soprattutto quello che incassi. Se incassi 30.000 euro, parti da lì.
Passo 2: applichi il coefficiente di redditività
Ogni attività ha un coefficiente legato al codice ATECO. Non è uguale per tutti. L’idea è semplice: lo Stato presume che una parte dei tuoi incassi sia “reddito” e una parte sia “costi”, senza chiederti le fatture di spesa per ogni singola cosa.
Quindi fai così.
Reddito lordo forfettario = Incassi x Coefficiente
Esempio pratico:
Ammettiamo che incassi 30.000 euro e il tuo coefficiente è 70%.
Reddito lordo forfettario = 30.000 × 70% = 21.000 euro.
Passo 3: sottrai i contributi previdenziali
I contributi che versi, in generale, abbassano il reddito su cui calcoli l’imposta sostitutiva. È uno dei motivi per cui ha senso vedere il quadro completo e non fermarsi al 15% o al 5%.
Ogni partita IVA ha una propria cassa professionale che segue delle regole proprie, mentre chi è “senza cassa” viene inserito nella Gestione Separata dell’INPS.
Nel nostro esempio supposiamo tu rientri da quest’ultimi. I liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata dell’INPS pagano il 26,07% del reddito lordo forfettario, che come abbiamo visto è di 21.000 €, il cui 26,07% è pari a 5.474,70 €.
Continuiamo con il nostro esempio: se su quei 21.000 euro versi 5.474,70 euro di contributi, il reddito imponibile diventa di 15.525,30 euro.
Passo 4: applichi l’imposta sostitutiva
Qui entra in gioco l’aliquota.
Di norma è del 15%. In alcune situazioni di nuova attività, se rispetti i requisiti, può essere invece del 5% per i primi cinque anni.
Continuando l’esempio di prima:
- imposta al 15% su 15.525,30 euro = 2.380 euro;
- imposta al 5% su 17.000 euro = 776,27 euro.
Questo ti fa capire la logica, senza promettere risultati. Per il tuo caso reale contano ATECO, coefficiente, contributi, eventuali condizioni di start-up e altre variabili.
Dunque, nel nostro esempio se hai fatturato 30.000 € hai pagato 5.474,70 € di contributi e 2.380,80 € di imposta sostitutiva (o 776,27 € se sei nei primi 5 anni di attività), portando il tuo totale da pagare pari a 7.855,50 €.
Ovviamente è un calcolo di esempio che non tiene conto di molte altre voci, che potrebbero dipendere dalla tua attività. Per un corretto calcolo ti invitiamo a consultare un commercialista.
| Tema | In parole semplici | Cosa controllare |
|---|---|---|
| Limite ricavi o compensi | Puoi restare nel forfettario fino a 85.000 euro | Somma di tutte le attività se ne fai più di una |
| Superamento soglia | Tra 85.000 e 100.000 di solito esci l’anno dopo, oltre 100.000 può cambiare subito | Se stai crescendo, pianifica per tempo |
| IVA | Non la metti in fattura e non la recuperi sugli acquisti | Controlla bene le diciture in fattura |
| Calcolo reddito | Incassi × coefficiente di redditività | Il coefficiente dipende dall’ATECO |
| Imposta sostitutiva | 15% oppure 5% per nuova attività se hai i requisiti | Verifica condizioni start-up |
Come organizzarti bene da subito, anche se sei all’inizio
Nel forfettario spesso la differenza la fa l’organizzazione.
Se separi fin da subito i movimenti “di lavoro” da quelli personali, ti semplifichi la vita quando arriva il momento di ricostruire incassi, pagamenti e scadenze. Vale per il freelance che fattura servizi, vale ancora di più per l’artigiano che ha pagamenti e acquisti più frequenti.
Conto business e gestione pratica
Un conto dedicato non è una regola fiscale, è un aiuto pratico. Ti serve per vedere quanto entra, quanto esce e quanto hai davvero messo da parte per tasse e contributi.
Se lavori con clienti esteri o ricevi pagamenti in valuta, può essere utile affiancare anche un servizio che gestisce meglio cambio e coordinate.
Commercialista online: utile soprattutto quando vuoi evitare errori
Molti iniziano pensando “faccio da solo”, poi si bloccano su scadenze, contributi, fatture, codici ATECO, F24. È normale. Un commercialista online può essere una buona scelta quando vuoi un percorso guidato e una gestione più ordinata.
FidoCommercialista.it
FidoCommercialista è un servizio online pensato per chi vuole gestire la partita IVA in modo digitale, con un’impostazione pratica e con l’idea di semplificare apertura e gestione, senza dover andare fisicamente in studio.
Flextax
Flextax è un’altra opzione di commercialista online che può essere utile per partire con un’impostazione chiara e poi farti seguire nel tempo. È adatta se preferisci un flusso di lavoro digitale e una gestione più “snella”.
Non esiste una risposta unica. Dipende da attività, coefficiente, contributi e dalla tua situazione. Questa guida ti aiuta a capire il meccanismo, poi per decidere davvero ha senso confrontarti con un professionista.
Non nel modo “classico”. Il reddito si calcola con un coefficiente, quindi non deduci tutte le singole spese come nel regime ordinario.
In linea generale, se superi 85.000 € ma resti sotto 100.000 €, l’uscita è dall’anno successivo. Se superi 100.000 €, la gestione può cambiare subito e può entrare l’IVA dal momento del superamento. Verifica sempre l’anno e la regola applicabile con una fonte aggiornata.
