Approfondimenti e curiosità

Bonus economy: cos’è e significato in parole semplici

Per bonus economy si intende una fase in cui la politica economica fa largo uso di misure temporanee, come bonus, detrazioni straordinarie, crediti d’imposta, incentivi mirati, come risposta principale a problemi anche molto diversi tra loro.

In pratica, ad ogni emergenza o obiettivo viene “abbinato” un bonus dedicato:

  • caro energia: bonus bollette o crediti d’imposta specifici;
  • crisi dell’edilizia: Superbonus e altri bonus casa;
  • transizione ecologica: incentivi per auto elettriche, caldaie efficienti, elettrodomestici;
  • pandemia e shock sociali: bonus vacanze, bonus psicologo, contributi per bici e monopattini.

In sé, lo strumento non è sbagliato: in molti casi un bonus può essere utile, soprattutto in presenza di shock eccezionali o per spingere comportamenti virtuosi.

Si parla di “bonus economy” quando il bonus smette di essere un’eccezione e diventa il canale principale con cui si fa politica economica, finendo di fatto per sostituire parti di riforme strutturali (fisco, lavoro, welfare, pensioni) che andrebbero affrontate in modo più organico.

Come funzionano i bonus in Italia

Sotto l’etichetta “bonus” convivono strumenti diversi. Se semplifichiamo, possiamo distinguere tre grandi famiglie.

Detrazioni fiscali e crediti d’imposta

Sono le misure che agiscono attraverso il fisco: il cittadino sostiene una spesa e ottiene, negli anni, una detrazione IRPEF o un credito d’imposta. È il caso dei bonus per ristrutturazioni, Ecobonus e, soprattutto, del Superbonus 110%, nato con il decreto “Rilancio” del 2020.

Contributi diretti con fondi a esaurimento

Altre misure prevedono un plafond di risorse e un contributo diretto, spesso erogato sotto forma di voucher o sconto immediato al momento dell’acquisto. Qui rientrano molti bonus recenti: incentivi auto, bonus elettrodomestici, alcune misure per l’energia. In diversi casi l’accesso è stato gestito con il meccanismo del click day, cioè la presentazione della domanda a partire da una certa data/orario, fino a esaurimento fondi.

Misure temporanee su lavoro e pensioni

Infine ci sono interventi che non nascono come “bonus” ma condividono alcune caratteristiche: durata limitata, regole speciali, platea definita. Un esempio è Quota 100, il canale per l’uscita anticipata in pensione introdotto nel 2019 come deroga temporanea alle regole ordinarie, poi sostituito da altri meccanismi.

L’insieme di queste misure, sovrapposte negli anni, contribuisce a definire la bonus economy italiana.

Esempi concreti di bonus nella bonus economy

Ecco alcuni esempi di bonus che ci portano a pensare di vivere in una bonus economy.

Bonus edilizi e Superbonus 110%

Il caso più emblematico, quando si parla di “bonus economy”, resta quello dei bonus edilizi e in particolare del Superbonus. La misura, introdotta nel 2020 e modificata più volte negli anni, ha generato una quantità enorme di interventi e di lavori agevolati.

Nella scheda della Camera dedicata alla “dimensione economica del Superbonus” si chiarisce che i dati di monitoraggio vengono pubblicati con cadenza mensile da ENEA. In base agli ultimi dati disponibili citati nella scheda, al 30 aprile 2024 risultavano 495.469 interventi edilizi incentivati “in corso”, per circa 117,5 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione.

Qui vale la pena fare attenzione alle parole: “investimenti ammessi a detrazione” non significa automaticamente “costo per lo Stato” in senso stretto, perché il costo dipende da come funziona la detrazione (aliquote, ripartizione temporale, eventuale cessione del credito, ecc.).

Però questo dato è utile per capire l’ordine di grandezza del fenomeno: non parliamo di una misura “di nicchia”, ma di centinaia di migliaia di cantieri e di oltre cento miliardi di lavori che, in qualche forma, entrano nel perimetro dell’agevolazione.

Incentivi auto ed elettrodomestici

Accanto ai bonus edilizi ci sono incentivi di entità molto più ridotta, ma molto visibili e spesso concentrati nel tempo.

Nel 2025, ad esempio, il bonus per l’acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza, gestito dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha messo a disposizione 48,1 milioni di euro. Il contributo copre fino al 30% del prezzo, con un massimale di 100 euro per nucleo familiare (200 euro per le famiglie con ISEE più basso). Le richieste sono state altissime: nel giro di poche ore, il giorno del click day, sono arrivate oltre 500.000 domande e le risorse iniziali sono risultate esaurite.

Il meccanismo, però, non si è fermato lì. I voucher emessi avevano una validità di soli 15 giorni: molti beneficiari non li hanno utilizzati in tempo e i relativi importi sono rientrati nel plafond. A partire dai primi di dicembre il Ministero ha quindi avviato lo scorrimento della graduatoria: i fondi liberati dai voucher scaduti vengono riassegnati, in ordine cronologico, agli utenti rimasti in lista d’attesa dopo il primo esaurimento dei fondi. Chi aveva perso il bonus al click day, ma era già in coda, ha così una seconda possibilità di ottenerlo, mentre chi lascia scadere il voucher e presenta una nuova domanda viene riportato in fondo alla coda virtuale.

Per le auto elettriche e ibride plug-in, i vari pacchetti di incentivi degli ultimi anni hanno previsto fondi annuali nell’ordine di alcune centinaia di milioni di euro, con contributi che in presenza di rottamazione e particolari requisiti ISEE possono superare i 5.000 euro per veicolo. In più di un’occasione, le risorse destinate alle auto elettriche sono state prenotate nel giro di poche ore o giorni dall’apertura delle piattaforme online, confermando la logica del “fino a esaurimento fondi” che caratterizza buona parte di questi interventi.

Bonus “di consumo” e misure settoriali

Oltre ai grandi numeri di edilizia e auto, c’è poi una costellazione di bonus più piccoli ma molto riconoscibili, che negli anni si sono accesi e spenti a seconda delle manovre.

Il bonus vacanze “generale”, nato durante la pandemia come misura una tantum per sostenere il turismo interno, oggi non esiste più in quella forma; al suo posto troviamo bandi più specifici, spesso gestiti dall’INPS (per esempio le formule Estate INPSieme per studenti e pensionati), con importi e platee molto più limitati.

Il bonus bici e monopattini, esploso nel 2020 come incentivo nazionale per la mobilità dolce, non è più attivo come misura unica su tutto il territorio, ma sopravvive in forme diverse attraverso bandi regionali e comunali, spesso finanziati anche con risorse PNRR, con contributi a fondo perduto finché i fondi locali non si esauriscono.

Il bonus TV e decoder legato al passaggio al nuovo digitale terrestre è arrivato invece a naturale esaurimento: le agevolazioni per l’acquisto dei nuovi apparecchi e per il decoder gratuito rivolto agli over 70 sono terminate tra il 2024 e il 2025, una volta completata la transizione tecnologica.

Ci sono poi misure come il bonus psicologo, che dopo una prima fase sperimentale è stato stabilizzato come contributo annuale, con importi e graduatorie legate all’ISEE e un tetto di spesa definito (il contributo copre fino a 50 euro a seduta entro un massimale, e viene assegnato fino a esaurimento fondi).

In comune, questi interventi hanno una cosa: un nome facilmente riconoscibile, una platea più o meno ristretta, una finestra temporale e una copertura finanziaria limitata. È proprio questa combinazione, ossia misure a tempo, spesso da rifinanziare di anno in anno, che alimenta la sensazione di vivere dentro una vera e propria “bonus economy”.

Perché i governi usano così tanto i bonus

La tendenza alla bonus economy non è legata a un singolo governo o a un solo colore politico. Nel corso degli ultimi dieci-quindici anni, esecutivi molto diversi tra loro hanno fatto ampio ricorso a bonus e incentivi.

Ci sono almeno tre motivi.

1. Hanno un effetto visibile in tempi brevi

Un bonus parte da una data precisa, ha una platea identificabile e importi comunicabili.
Per un governo è molto più facile raccontare “da domani partono gli incentivi per X” che spiegare una riforma fiscale complessa i cui effetti si vedranno solo tra anni.

2. Sono più semplici da incastrare nei conti pubblici

Molti bonus hanno un tetto di spesa (un fondo, un plafond di crediti) o una scadenza. Questo permette di limitarne l’impatto in manovra: si stanzia una cifra, si definisce quanto dura, poi si deciderà se rifinanziarli o no.

3. Creano meno conflitto rispetto alle riforme strutturali

Mettere mano in modo organico a fisco, pensioni o mercato del lavoro significa inevitabilmente scontentare qualcuno. Un bonus, invece, concentra i benefici su una platea e lascia scontenti prevalentemente gli esclusi o chi non è riuscito a usufruirne. Politicamente è meno rischioso.

Vantaggi della bonus economy

Nonostante i limiti, è giusto riconoscere che bonus e incentivi hanno anche prodotto effetti positivi.

In altri casi, i bonus hanno aiutato famiglie e imprese a:

  • sostenere spese altrimenti insostenibili (lavori in condominio, auto nuove, elettrodomestici efficienti);
  • anticipare investimenti utili per la transizione energetica;
  • attenuare l’impatto di rincari improvvisi (energia, carburanti, ecc.).

Quando sono ben disegnate, queste misure possono correggere alcuni fallimenti di mercato e accompagnare cambiamenti che altrimenti sarebbero più lenti.

Criticità e rischi della bonus economy

Accanto ai vantaggi, l’uso esteso dei bonus presenta diversi problemi.

Frammentazione e complessità

Ogni bonus ha regole, scadenze, modulistica e soggetti coinvolti diversi. Il risultato è un quadro frammentato, difficile da seguire anche per addetti ai lavori, figuriamoci per i cittadini. Questo rende meno trasparente l’uso complessivo delle risorse pubbliche.

Rischio di sforamenti

Misure molto generose, soprattutto se legate a crediti d’imposta cedibili, possono costare molto di più del previsto. Lo si è visto chiaramente con i bonus edilizi: il costo complessivo del Superbonus e del Bonus facciate ha superato di parecchio le stime iniziali e oggi pesa in modo rilevante sulle prospettive di finanza pubblica.

Incertezza per famiglie e imprese

Quando il contesto è dominato da misure a tempo, proroghe e stop improvvisi (come nel caso del blocco delle cessioni dei crediti), famiglie e imprese possono trovarsi a dipendere troppo dai bonus, rimandando o anticipando decisioni importanti non in base alle proprie esigenze ma al calendario degli incentivi.

Problemi di equità nei click day

Nei casi in cui l’accesso avviene con il criterio “primo arrivato, primo servito”, come nei click day per elettrodomestici o auto, il rischio è che la selezione non avvenga tanto in base al bisogno, quanto in base alla capacità di:

  • informarsi in tempo;
  • essere online all’ora giusta;
  • capacità di usare SPID, app e portali;
  • avere una buona connessione o un intermediario che si occupa di tutto.

In un Paese in cui il divario digitale esiste ancora, questo criterio può accentuare disuguaglianze di accesso.

Bonus economy e riforme strutturali: che rapporto c’è?

In teoria, bonus e incentivi dovrebbero essere strumenti aggiuntivi:

  • utili nelle emergenze;
  • utili per stimolare settori strategici;
  • pensati con obiettivi chiari e durata limitata.

Il problema nasce quando diventano il canale dominante con cui si affrontano temi che richiederebbero invece riforme di sistema. Se per anni si usano bonus per supplire alle carenze di fisco, lavoro, welfare o infrastrutture, il rischio è di avere molte “toppe” costose e poche modifiche profonde alle regole di base.

La domanda “viviamo in una bonus economy?” serve proprio a interrogarsi su questo: se i bonus siano ancora uno strumento tra i tanti o se siano diventati, di fatto, il linguaggio principale con cui la politica economica prova a rispondere, nel breve periodo, a problemi di lungo periodo.

Che cos’è la bonus economy, in parole semplici?

Con “bonus economy” si intende un modello in cui lo Stato interviene spesso con bonus, detrazioni straordinarie e incentivi a tempo per affrontare problemi diversi: dalla casa all’auto, fino alla famiglia o alla psicologia. Invece di puntare soprattutto su riforme strutturali e servizi stabili, si moltiplicano misure temporanee con nomi, requisiti e scadenze sempre nuovi. In molti casi il bonus può essere utile, ma quando diventa la risposta principale rischia di sostituire il lavoro di lungo periodo sulle regole di base del sistema.

I bonus sono sempre una cosa negativa?

No, non necessariamente. I bonus possono essere strumenti utili in situazioni di emergenza o per spingere comportamenti virtuosi, ad esempio per la riqualificazione energetica degli edifici o per la mobilità sostenibile. Il problema nasce quando diventano la soluzione standard a tutto, vengono prorogati e riscritti di continuo e assorbono molte risorse senza essere inseriti in una strategia più ampia. In quel caso la “bonus economy” rischia di creare complessità, incertezza e squilibri nei conti pubblici.

Conviene inseguire tutti i bonus disponibili?

In genere no. Ogni bonus ha regole, requisiti, scadenze e una certa dose di burocrazia: inseguirli tutti può far perdere tempo e portare a scelte poco ragionate, fatte solo “per non perdere lo sconto”. Ha più senso informarsi sui bonus che incidono davvero sui propri progetti (casa, auto, figli, lavori importanti), valutare se il beneficio è significativo rispetto allo sforzo richiesto e ricordarsi che la base resta sempre una buona pianificazione finanziaria, non il bonus del momento.

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Lorenzo Baldassarre

Sono un copywriter che collabora con diverse agenzie e siti web, principalmente su tematiche economiche-finanziarie, ma non solo. Easyfinanza.it è un mio progetto, che ho interamente sviluppato su tutti i suoi aspetti: contenuti, immagini, struttura del sito e piano editoriale basato sulla SEO.

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